Tutti dentro la Ciambella!

Tutti dentro la Ciambella!

Durante un pranzo in un’osteria di Bra, Carlin Petrini, fondatore di Slow Food, consiglia a Vittorio Molinari e ad Antonio Cherchi la lettura di un saggio inglese dell’economista Kate Raworth “L’economia della ciambella”. Successivamente i due, spinti sempre da Carlin che ne ha curato la prefazione, recuperano un altro importante libro, più precisamente un’enciclica, il Laudato sì di Papa Francesco. Così, dalla lettura di questi due libri, nasce l’idea di occuparsi di economia secondo l’approccio della Raworth e innescando un lungo lavoro di tessitura che ha portato alla costituzione del Circolo della Ciambella.

Il Circolo della Ciambella non vuole essere un circolo locale (nasce a Modena), ma vestire panni internazionali, allontanandosi da un approccio troppo settoriale ed economista per far spazio al lavoro di rete. Infatti, fanno parte di questo circolo molte realtà che formano un tessuto eterogeneo capace di porsi domande giuste e soprattutto “diverse”, di carattere sociale e ambientale. Un’associazione aperta, la cui attività è pensata per svilupparsi anche attraverso incontri su vari argomenti, con la capacità di leggerli ed approfondirli criticamente. 
 
Tra i soci fondatori c’è Slow Food Roma, da sempre in prima linea per la centralità del cibo, uno dei due ambiti principali del circolo. Ma perché la ciambella? La ciambella nella sua parte materiale rappresenta l’area del benessere, mentre nel suo buco rappresenta l’area della privazione. È necessario – secondo Molinari – che la popolazione che si trova nel buco entri nella zona del benessere. La ciambella è, quindi, una metafora dello spazio in cui l’umanità e il pianeta possono prosperare, in cui si compie l’eudemonia aristotelica, la ricerca della felicità. La circonferenza esterna della ciambella indica i limiti nello sfruttamento del pianeta oltre i quali non si può andare e la circonferenza interna rappresenta il minimo di diritti e di soddisfazione di bisogni che dovrebbe essere assicurato a tutti.
L’obiettivo? Portare tutti dentro la ciambella. Questo dualismo non ha più ragione di esistere perché vi sono in ballo le sorti dell’Umanità; è un’urgenza avvertita ma non ancora governata. Non c’è più tempo da aspettare: la crisi globale, economica,
sociale e ambientale, non possono più essere poste in secondo piano. Bisogna mettere insieme scienza, coscienza ed esperienza nel concreto di un modello di produzione, di scambi commerciali, di scambi finanziari, che, insieme alla prosperità, includano chi oggi è in una condizione di privazione su più livelli.

Tutto questo, apparentemente utopico e irrealizzabile, diventa possibile se si crea un’economia virtuosa realmente sostenibile capace di erodere il mercato dell’economia capitalista odierna. Si tratta di incanalarsi in un’economia ‘giusta’ socialmente, ambientalmente e nella parte dei diritti!

Un mondo migliore è possibile!

di Stefanina Sgambati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *