Da gennaio Slow Food Roma ha avviato, in collaborazione con la cooperativa Gemos, un ciclo di formazione per bambini, genitori e insegnanti che vede protagoniste le classi elementari del VI Municipio, uno dei più estesi della Capitale, e come promesso i bambini hanno indossato il grembiule da cuoco per pasticciare ed imparare insieme.
Lunedì è arrivato Mauro Secondi, maestro dell’arte della pastificazione e proprietario del Pastificio Secondi, lo storico laboratorio artigianale di pasta fresca all’uovo di Torre Maura. Mauro è entusiasta dell’esperienza condivisa con le nuove generazioni: “E’ un’esperienza bella che rifarei tutta la vita, meglio che con gli adulti! I bambini sono il futuro e sarebbe bene coinvolgerli in percorsi funzionali che ‘costringano’ i genitori a mettersi in discussione.
C’è bisogno che i genitori partecipino a questi laboratori perché il bambino è uno spunto di riflessione, ma chi fa la spesa e ha il potere decisionale sul contenuto della dispensa sono gli adulti. Una bambina è stata straordinaria, guardi me la porterò per tutta la vita. Parlando delle uova mi ha detto:
‘Come fa una gallina a timbrare quando depone l’uovo?”, racconta Mauro.
C’è bisogno che i genitori partecipino a questi laboratori perché il bambino è uno spunto di riflessione, ma chi fa la spesa e ha il potere decisionale sul contenuto della dispensa sono gli adulti. Una bambina è stata straordinaria, guardi me la porterò per tutta la vita. Parlando delle uova mi ha detto:
‘Come fa una gallina a timbrare quando depone l’uovo?”, racconta Mauro.
“Nella sua semplicità è straordinario! Però qui si capisce anche che i bambini non sono per niente consapevoli della realtà, di cosa accade in natura, da dove provengano realmente le materie prime e di come siano fatte. E oltre alla manualità va ampliato l’approccio, il consenso della conoscenza. Bisogna intervenire sulla scelta delle materie prime e trasformarla in una scelta inclusiva, che comprenda anche le varie cotture, non solo nel rispetto di chi ha una cultura diversa dalla nostra, ma anche facendogli conoscere ciò che mangiano i bambini della ‘cultura ospite’. L’inclusione non può essere soltanto fatta nel rispetto dell’altro ma deve essere fatta anche per mettere a conoscenza l’altro delle cose che qui accadono perché altrimenti si creano sempre barriere e invece il concetto di conoscenza ti rende libero“, continua Mauro.
“Altra cosa è la questione e l’accessibilità al cibo – continua – perché le cose buone e giuste non possono essere lasciate soltanto a chi può spendere, rischiamo un razzismo enogastronomico e questo lo sa bene Slow Food Roma che si spende da anni, sotto la guida della vice presidente Francesca Rocchi, per abbattere le disparità sociali soprattutto attraverso il mezzo della mensa scolastica. Slow Food Roma si spende per fare rete perché l’unione delle forze e delle conoscenze è il futuro! Mettere insieme punti di vista diversi fa crescere tutti coloro che partecipano. Serve creare una rete di forze che lascino il segno e lancino delle basi su cui anche le nuove generazioni possano lavorare per tramandare una continuità progettuale. Questo stiamo cercando di fare: atti concreti con riscontri concreti che portino alla costruzione di una rete inclusiva e di un patto generazionale. Bisogna finalmente scendere in campo per fare qualcosa”.
Un mondo migliore è possibile!
di Stefanina Sgambati