A distanza di poco più di un mese dalla prima mareggiata che ha colpito le coste di Fiumicino, abbiamo chiesto a Stefano Salvemme, socio della condotta di Slow Food Roma e attento guardiano del territorio di Ostia, di spiegarci cosa sta accadendo al suo territorio.
Stefano ha raccolto molti dati che riguardano la pulizia delle spiagge del litorale laziale. In particolare, le analisi da lui effettuate hanno evidenziato che le spiagge romane, sono purtroppo le peggiori in Italia per sporcizia e gestione dei rifiuti. Tutta l’immondizia che giunge a riva è trascinata non dal mare ma dal fiume che, attraverso le fognature, scarica nel mare. Ciò denuncia un fatto principale: manca un’educazione civica delle persone che dovrebbero gettare i rifiuti non nel water, ma nel cestino. Un esempio eclatante è rappresentato dal tratto costiero di Coccia di morto, nei pressi di Fiumicino, lungo il quale è stato ritrovato l’83% del totale dei cotton fioc raccolti in tutte le spiagge italiane.
Questo, già dimostra che una gestione più accurata nello smaltimento dei rifiuti casalinghi ridurrebbe un tale fenomeno. Oltre a un certo tipo di rifiuti, il fiume ha portato frigoriferi, pneumatici, bombole del gas, carcasse di animali – e non di pesci – ma di pecore, cani. La situazione si è aggravata ulteriormente a seguito delle mareggiate di quest’inverno, che hanno riportato violentemente a riva ciò che dal fiume era stato scaricato in mare. E’ vero, sono presenti alcuni depuratori che – solo a fronte di una manutenzione regolare degli impianti – riescono a bloccare il flusso di detriti in mare ma che comunque non sono in grado di filtrare le microplastiche.
Le stesse microplastiche, come sappiamo, vengono ingerite dai pesci, compromettendo la nostra catena alimentare. C’è poi una questione controversa: da un lato ci dobbiamo confrontare con chi critica la privatizzazione delle spiagge, dall’altro però non possiamo che constatare che le spiagge che godono delle concessioni sono proprio quelle più pulite, poiché il concessionario interviene immediatamente alla raccolta, pulizia e smaltimento dei rifiuti. Si pensi alla spiaggia di Capocotta: qui vi erano dei chioschi presso i quali lavorava un personale addetto anche alla pulizia delle spiagge e delle dune.
Nel momento in cui le concessioni sono state abrogate, la manutenzione di quel tratto di costa è venuta meno, peggiorando una situazione che è già drammatica nella stagione invernale, quando certe prassi sono sospese.
Per arginare l’assoluto degrado, è necessario che lo Stato investi attraverso campagne di educazione dei cittadini, sensibilizzandoli a mettere in atto pratiche non contro l’ambiente ma nel rispetto e per la sua tutela.
(Ph. credit Ilmessaggero.it)