Che le scuole, da chiuse, producano effetti devastanti è un tema condiviso in modo pressoché universale.
Eppure, non sempre si arriva a pensare quali conseguenze possa avere l’impossibilità di frequentare le aule di un istituto scolastico. Luogo non solo di relazioni, lezioni frontali e ricreazioni, ma anche di tavoli attorno ai quali condividere pasti che rappresentano l’unico piatto completo della giornata per migliaia di bambine e bambini in stato di povertà assoluta. Secondo le stime rivelate da Save The Children e riprese ieri dal Corriere della Sera, i minori a scontare questa situazione sono almeno 160 mila: un esercito di giovani privati di un pasto quotidiano “con un decente contenuto proteico” e che si ritrovano a scandire il tempo della DAD ora con una merendina, ora con una bevanda zuccherata.
Costruire reti di supporto alimentare
“A partire da marzo 2020, in concomitanza del primo lockdown, abbiamo attivato il Municipio Solidale, – ci spiega Francesca Vetrugno, assessora alle politiche Educative e Culturali del Municipio VIII di Roma – un’iniziativa che ha visto oltre 20 associazioni collaborare insieme, dando forma a una rete di supporto alimentare ai bambini e alle bambine di 400 famiglie del nostro quartiere”.
Fin qui, una soluzione temporanea approntata dal municipio VIII per tamponare lo stato emergenziale che ha colpito numerose famiglie della Garbatella, prive dei sostegni economici per acquistare cibo di prima necessità: il rischio di tenere chiuse le mense, tuttavia, oltrepassa il limite di mera sussistenza alimentare facendo emergere un serio pericolo di malnutrizione infantile. “Lo scorso anno abbiamo investito le nostre risorse per implementare l’attività di controllo e verifica sulle mense scolastiche – prosegue l’assessora Vetrugno – un’attività alternativa a quella che era garantita dai genitori delle commissioni mensa degli istituti e che sono stati obbligati a sospendere dal Comune di Roma dopo la chiusura totale delle scuole. Nonostante le difficoltà, – fa notare il membro della Giunta – ciò dimostra come la corretta alimentazione rappresenti un contesto educativo che accomuna non solo le famiglie, ma anche le forze politiche spesso divergenti su altri fronti e programmi politici”.
Mense scolastiche nella Food Policy per Roma
Una comunione di intenti ben dimostrata anche dalla pubblicazione da parte del Comune di Roma del recente bando di gara che porta in un altro piano la visione della mensa scolastica, restituendo anche nelle richieste rivolte agli appaltatori, il ruolo educativo della mensa.
“Roma rappresenta il Cliente ideale per qualsiasi fornitore – commenta Francesca Rocchi, referente per i progetti mensa di Slow Food Italia – ma l’amministrazione ha proprio per questo suddiviso i lotti per municipi, imponendo il vincolo di poter aggiudicarsi un unico lotto, quindi frazionando l’importo globale a base d’asta, trovandosi così a gestire più fornitori in competizione per qualità dei servizi offerti; inoltre la richiesta di offrire un programma di educazione alimentare obbligatorio per poter vincere il lotto, indica con chiarezza la direzione che il momento della mensa deve offrire, traducendo in pratica ciò che la società civile chiede da tempo: una food policy per la nostra città che garantisca la salubrità per l’uomo e la sostenibilità per l’ambiente, il ruolo educativo della cultura alimentare, il nesso tra produzione locale e difesa della biodiversità, secondo programmi e politiche che vanno sempre di più sviluppate e promosse nel tessuto urbano”.
Giulia Catania