La Casa di Slow Food a Roma è uno spazio vitale, che produce cambiamento, solidarietà, relazione. Da otto anni, in questo spazio si sono consolidate relazioni tra cittadini e produttori di piccola scala, abbiamo imparato insieme, siamo cresciuti; abbiamo fatto formazione per creare consapevolezza nei bambini e negli adulti; abbiamo costruito progetti, alleanze; abbiamo accolto chi aveva bisogno; ci siamo raccolti con gli altri; abbiamo accompagnato i giovani e ci siamo fatti accompagnare verso prospettive diverse, possibili, necessarie.
Non abbiamo solo fatto, siamo stati buoni, puliti e giusti.
Questa vitalità orizzontale, così nutriente, è la forma più adeguata per produrre un vero processo di trasformazione della società, partendo dal basso, partendo dai luoghi e dalle persone che li abitano, dalle esigenze e dalle aspirazioni delle persone che li abitano.
Partendo dalla vicinanza. “Un altro mondo non solo è possibile, ma necessario e urgente” e si può costruire così.
Perché? Perché l’unica strada è ribaltare il paradigma, rispondendo in maniera concreta ai bisogni, non pre-disponendo soluzioni, ma ridefinendo processi che assecondino istanze territoriali, al di là dei confini gerarchici di un modello obsoleto, logoro. Mentre la crisi della politica travolge i corpi intermedi, qui c’è la consapevolezza che il valore politico sta nelle vitalità locali, partecipate e fondate sui legami solidali reticolari.
E’ la direzione in cui si muove l’associazionismo, si muovono i movimenti che fanno economia solidale e circolare, sovranità alimentare e agroecologia, commercio equo, mutualismo, che fanno Comunità. Che costruiscono Bene comune. E’ una direzione necessaria – nel senso che non è possibile fare altrimenti se si assume una prospettiva di cambiamento – per ristrutturare le politiche di welfare locale (quindi sovra-locale): per noi di Slow Food a partire dalle politiche del cibo.
Il Terzo settore è diventato per queste ragioni attore della politica pubblica nella risposta ai problemi collettivi, in una dinamica orizzontale, di scambio, di accrescimento reciproco. E in un contesto del genere, ci troviamo invece di fronte a una decisione che va nella direzione opposta: Slow Food Italia non darà più contributi a sostegno delle sede di Roma. Una decisione che non condividiamo, perché siamo convinti che sia necessario l’inverso.
Siamo convinti che i luoghi e le dimensioni locali del cambiamento vadano presidiate, anzi rafforzate, sostenute, con generosità e ascolto. Soprattutto in una città complessa come Roma, a tratti desolante, immiserita, dove solo le reti locali possono ancorare a terra e tessere cordoni di sicurezza. In una città attraversata da una campagna troppo spesso abbandonata, depredata, privata della sua fertilità.
Siamo e Vogliamo restare qui, aperti e accoglienti, vogliamo stare ancora a Tavola insieme, a mangiare e bere bene e a parlare di cibo, del valore Politico del cibo, delle connessioni che il cibo ha – nei processi di produzione, trasformazione e consumo – con l’ambiente, con la sanità pubblica, con il welfare, con la cultura, con il senso di appartenenza, e quindi di Cittadinanza.
Vogliamo continuare a fare Politica del Cibo. A Roma.
Sostieni Slow Food Roma con una donazione e vieni alla nostra Festa il 3 dicembre dalle 19, in via Petrarca 3. Anche solo per bere un bicchiere alla salute di tutti noi.
Per approfondire leggi anche: https://www.michelenardelli.it/diario-di-bordo/2022/11/