L’educazione alimentare nelle scuole è un punto fondamentale dal quale partire per disegnare un presente e un futuro migliori: le bambine e i bambini devono possedere tutti gli strumenti per fare scelte libere, consapevoli e giuste.
Abbiamo chiesto a Mauro Secondi, rinomato maestro della pasta fresca (il cui Pastificio si trova in zona Torre Maura), di parlarci dell’educazione alimentare nelle periferie romane, delle difficoltà e di cosa si può fare per rimediare.
Mauro ci ha spiegato che in periferia si incontrano una serie di problemi relativi all’accesso all’istruzione, alla sanità e ai servizi sociali in generale, e che in questo contesto, la problematica dell’alimentazione e della nutrizione è centrale. Non solo c’è una concentrazione di negozi “discount” con marchi alimentari a basso prezzo, ma con l’impennata dell’inflazione la frequentazione di questi punti di vendita si è moltiplicata, indicando una difficoltà di accesso al cibo legata alla povertà culturale e a quella economica.
Esiste una disinformazione perché le generazioni precedenti sono state sottoposte a un’informazione massiccia e falsa su prodotti che non sono nutrienti ma “confortanti” come le bevande zuccherate, le merendine, una disinformazione anche amplificata dall’aspetto estetico promosso dalla pubblicità. L’industria alimentare offre un cibo facile, immediato, di pronta presa, un cibo che non fa né pensare né leggere (alcuni prodotti da forno contengono più di 30 ingredienti diversi, quando per fare una crostata ne bastano solo quattro: uova, farina, burro e marmellata). È importante tornare a capire il valore del cibo buono: capire che le merende dette “povere” di una volta sono in realtà molto nutritive.
Mauro ci ha raccontato delle merende della sua generazione: pane e marmellata, pane burro e alici, pane ai cereali con burro di malga e come “rappresentavano un modo per far quadrare il bilancio e allo stesso tempo farci stare bene perché hanno un altro potere nutritivo ed energetico”.
Cosa possiamo fare? Il nostro ruolo oggi è quello di informare ed educare le persone su quello che mangiano: dobbiamo fare un grande lavoro di conoscenza indirizzando le nuove generazioni verso ciò che nutre, ciò che ci fa bene, e quindi tornare ad avere cura di sé. Dobbiamo reintrodurre il piacere di dedicare mezz’ora del proprio tempo a fare una pasta
fresca, un lievito, un ciambellone, una crostata, anziché spendere tempo nella somministrazione junk e fast food.
fresca, un lievito, un ciambellone, una crostata, anziché spendere tempo nella somministrazione junk e fast food.
Nelle scorse settimane, con Mauro siamo andati negli Istituti Comprensivi del Municipio delle Torri per far scoprire ai bambini i segreti della preparazione di un’ottima pasta fatta a mano. Il maestro della pasta ha spiegato ai bambini le qualità nutritive dei prodotti base della pasta (uova e farina), l’importanza di scegliere prodotti sani per l’ambiente e per la salute e come sceglierli correttamente. “Oggi bisogna rompere il muro della comunicazione di massa e cercare all’interno di zone vocate, come le scuole, di insinuare piano piano la curiosità e far in modo che i bambini siano coloro che chiedano ai genitori. Quello che abbiamo fatto oggi ad esempio è che loro andranno a casa e cucineranno la pasta fatta ed è una soddisfazione perché chiudono un cerchio; scelgo una materia prima, la lavoro, creo un altro prodotto e poi mi nutro di quello che ho fatto, quindi questi quattro passaggi generano
una consapevolezza”.
Con l’industria agroalimentare questo “cerchio” si è spezzato, insieme al rapporto consumatore-produttore di una volta, ed è essenziale trasmettere questa narrazione alle nuove generazioni. Andando oltre la praticità e la facilità dei cibi pronti, possiamo non solo ricreare una coscienza nell’atto di mangiare, evitando quindi di mettere i bambini davanti al telefono con una merendina in mano, ma anche ricostruire un senso di condivisione, raccontando i prodotti e incontrando produttori che si impegnano a coltivare cibo con cura.
una consapevolezza”.
Con l’industria agroalimentare questo “cerchio” si è spezzato, insieme al rapporto consumatore-produttore di una volta, ed è essenziale trasmettere questa narrazione alle nuove generazioni. Andando oltre la praticità e la facilità dei cibi pronti, possiamo non solo ricreare una coscienza nell’atto di mangiare, evitando quindi di mettere i bambini davanti al telefono con una merendina in mano, ma anche ricostruire un senso di condivisione, raccontando i prodotti e incontrando produttori che si impegnano a coltivare cibo con cura.
Cucinare è un atto sociale: cucinare insieme significa unire le persone ed è anche stando insieme che si instaurano rapporti meno conflittuali e più solidi. “Se mangiamo bene, allora riusciamo a generare relazioni sociali”, dice Mauro.
Oltre all’educazione alimentare, Mauro Secondi cerca di contrastare il problema della povertà alimentare dando prova di grande generosità attraverso la partecipazione al progetto Slow Social Market di Slow Food Roma e Nonna Roma, offrendo pasta fresca allo spazio che cerca di assicurare a tutte e tutti l’accesso a un cibo di qualità, sano e sostenibile.
Oltre all’educazione alimentare, Mauro Secondi cerca di contrastare il problema della povertà alimentare dando prova di grande generosità attraverso la partecipazione al progetto Slow Social Market di Slow Food Roma e Nonna Roma, offrendo pasta fresca allo spazio che cerca di assicurare a tutte e tutti l’accesso a un cibo di qualità, sano e sostenibile.
Per chi è interessato a entrare nella rete di solidarietà dell’Emporio Solidale dell’Esquilino o per maggiori informazioni, scrivere a slowsocialmarket@gmail.com
di Roxane Escalettes
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