“Quando, nel 2019 abbiamo iniziato questo percorso, abbiamo lavorato tutti insieme alla nascita del “Comitato promotore per una food policy a Roma”, un’ampia rete di organizzazioni e singoli individui provenienti dal mondo della ricerca, della produzione e della società civile, che abbiamo contribuito ad animare per spingere le istituzioni a lavorare organicamente sul tema.
Abbiamo dato vita ad un percorso vero, partecipato, solido, che ha saputo tenere insieme punti di vista molto diversi tra loro e che ci ha portato sin qui. E lo dico perché non era affatto scontato. Ricorderete il lavoro che abbiamo fatto per arrivare all’approvazione della delibera 38/2021 in Assemblea Capitolina. Eravamo nell’epoca della giunta Raggi e siamo riusciti a far approvare una delibera all’unanimità, proprio a testimonianza della solidità di quel percorso. E poi, con la nuova amministrazione, siamo arrivati alla approvazione del regolamento e, quindi, del Consiglio del Cibo. E, infine, gli ultimi mesi trascorsi nel lavoro dei coordinamenti.
Tutti passaggi che sono costati fatica, mediazioni, litigate, incontri, riunioni ma che ci hanno portato fino a qui. Perché quello del Consiglio del cibo è un caso sostanzialmente unico nel suo genere, proprio perché nato e cresciuto da basso e consegnato alla Città.
Da questo punto di vista, credo anche che Roma, con la sua Food Policy, possa rappresentare un esempio virtuoso per il futuro dei sistemi alimentari nelle città italiane ed europee. Mi auguro che l’esperienza che ho maturato in questi anni possa essere messa a servizio di questo importante percorso di partecipazione che dovrà però continuare a essere collettivo come è stato fin qui e tenere insieme le diverse sensibilità che ruotano intorno al cibo. A partire dalla costituzione dei tavoli di lavoro e del gruppo operativo che saranno i veri assi portanti del lavoro del consiglio”.