La Città metropolitana di Roma Capitale nell’ambito delle attività di ricerca avviate per la redazione del Piano Strategico Metropolitano e dell’Agenda metropolitana per lo Sviluppo Sostenibile ha avviato, in collaborazione con il CURSA, il progetto di un Osservatorio sull’insicurezza Alimentare nella Città Metropolitana di Roma Capitale, che si inserisce nel progetto più ampio dell’Atlante e del Piano del Cibo, a cui ha collaborato anche Slow Food Roma, con la finalità di monitorare a livello sperimentale i consumi alimentari e misurare il fenomeno e il sistema dell’aiuto alimentare.
Il 25 gennaio, a Palazzo Valentini, si è tenuta la presentazione ufficiale dell’ Osservatorio, data per niente causale, intercettata infatti per dare continuità a un discorso che in queste settimane ha già fatto capolino tra le nostre news: il sesto incontro nazionale della Rete delle Politiche Locali del Cibo.
Si configura, quindi, come un evento apripista per parlare del Diritto al cibo sotto vari aspetti da far convergere in una direzione comune.
Il progetto dell’Osservatorio ha un carattere sperimentale e innovativo, poiché indaga l’insicurezza alimentare nella sua multidimensionalità, avvalendosi di diversi strumenti di ricerca che inquadrano il problema dell’accesso al cibo declinandolo secondo il paradigma della giustizia sociale. L’incontro – arricchito da molti interventi tra cui l’architetto Piacenza, il consigliere Pucci, Chiara Saraceno che si occupa da sempre di povertà assoluta e relativa, Daniela Bernaschi dell’Università di Firenze – ha avuto l’obiettivo di presentare il risultato della prima fase del lavoro, ma anche di avviare una prima riflessione sui passi da compiere.
Il cibo è termometro delle disuguaglianze sociali: si è spaziato dall’importanza delle filiere corte, a una sana alimentazione configurata nella dieta mediterranea, per finire all’esigenza di un’adeguata educazione alimentare. Il Diritto al Cibo racchiude in sé tutti questi elementi. A oggi viene fornito un riscontro insufficiente poiché il contenuto dei “pacchi alimentari” e le offerte degli Empori sono ben lontani nel conseguire l’equilibrio alimentare necessario per una dieta sana. La carenza della “catena del freddo” impone la rinuncia alle proteine nobili – carni bianche/rosse e pesce – nonché alle vitamine della frutta.
L’insicurezza alimentare interessa una fetta molto ampia del pianeta. Gli indigenti non vanno considerati come numeri o pacchi ma Persone, il cui bisogno fondamentale non deve rimanere inascoltato. Altro discorso è quello dell’annosa questione degli sprechi alimentari, i quali hanno un impatto su qualunque sfera della vita e che erroneamente – come ha spiegato Paolo Venezia durante il suo intervento – vengono associati al tema del contrasto alla povertà alimentare. Un tema delicato perché molto spesso le persone che hanno necessità vivono con imbarazzo questa “semplice equazione”.
L’attenzione si dovrebbe spostare su un sistema alimentare che lavora per lo spreco e che viene considerato addirittura un passaggio inevitabile della produzione alimentare: bisogna cambiare questo assunto e non dare alibi allo spreco. La prospettiva, quindi, è di far evolvere questa esperienza sperimentale dell’Osservatorio in un’esperienza stabile – come ha detto Davide Marino del CURSA – capace di avviare una progettazione politica più efficace ed efficiente che contrasti le diverse forme di insicurezza alimentare.
Un mondo migliore è possibile!
di Stefanina Sgambati