“La sfida è stata quella di fare delle proposte, come se fossimo i policy maker del caso e quindi ci siamo messi alla prova”. Così Costanza Gimbo, attivista di Slow Food Youth Network Roma, restituisce il senso della giornata del 24 maggio, durante la quale 150 giovani provenienti da tutta Italia si sono riuniti a Roma nel quadro dell’Anteprima Terra Madre. Tra momenti formali e informali di condivisione, è stata un’esperienza intensa, ricca di connessioni e ispirazione, relazioni e fiducia, speranza e pace, entusiasmo e rigenerazione, ma anche rabbia e rivoluzione. Per i giovani riuniti a Roma, la transizione da un modello estrattivista che sfrutta le risorse naturali e relazionali è necessaria. Ma la rigenerazione si fa con gioia, o non si fa!
L’impegno è quello di mappare le realtà virtuose di tutta Italia e raccontarle, affiancarle, entrare in connessione, consolidando una rete necessaria per favorire la transizione e il cambiamento. L’incontro, tra giovani tra i 18 e i 35 anni, ha dato l’opportunità di scambiarsi idee sulle azioni concrete che possiamo intraprendere per realizzare il cambiamento che vogliamo. Realtà diverse si sono ritrovate e hanno costruito ponti a partire da un sentimento positivo e di gioioso slancio rivoluzionario nell’affrontare le sfide presenti e future. Stimolati dagli interventi di Sara Segantin, reporter e Ambassador per l’European Climate Pact, secondo la quale “parlare di clima significa parlare di ogni singolo aspetto della vita, dell’economia, dell’organizzazione sociale, vuol dire parlare di diritti umani, parlare di pace, di guerra, parlare di clima significa parlare di umanità”. E soprattutto di Carlo Petrini, che ha sottolineato come “questa lotta deve essere una lotta gioiosa, non si cambia il mondo con il magone, avendo il terrore. Il mondo si cambia mettendo un po’ da parte la competitività ed esaltando la cooperazione e anche il piacere di stare assieme”.
“Abbiamo lavorato in gruppi – riporta Costanza – su Terre alte, Terre basse, Città e Terre d’acqua, dove ognuno ha potuto trovare spazio in base ai propri interessi: nel gruppo Terre d’acqua c’erano biologi marini, persone che gestiscono sistemi agroalimentari vicino a zone d’acqua; nel gruppo Città, chi lavora sulle politiche del cibo, sull’educazione alimentare. Abbiamo scritto i nostri desideri e le azioni virtuose per arrivare a proposte concrete e praticabili. Ad esempio, dal gruppo Città è venuta fuori la necessità di accorciare la filiera agroalimentare promuovendo le botteghe biologiche nelle grandi città e metropoli, o di destinare più spazi abitativi alle persone in difficoltà, compresi spazi in campagna, collegando meglio la città alle zone rurali”.
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Alla fine, in plenaria, “abbiamo messo a fattor comune le azioni virtuose a sostegno dei nostri desideri. Il frutto di questo lavoro è stato una serie di bellissime mappe che verranno utilizzate per elaborare un documento di sintesi. Per quattro mesi, i giovani attivisti lo condivideranno con le associazioni di appartenenza per farlo proprio e confrontarlo con la realtà del territorio, individuando buone pratiche, iniziative e aziende che già le applicano, rigenerando i propri territori”. Questo lavoro sarà presentato ufficialmente a Terra Madre, in programma dal 26 al 30 settembre a Torino.
I giovani hanno partecipato anche alla presentazione del documentario “16 mm alla Rivoluzione” di Giovanni Piperno, con e su Luciana Castellina: “È stato un bel dialogo. Si è parlato di resistenza, di fare politica quando si è giovani in una maniera impattante, della voglia di cambiare le cose, di fare la rivoluzione, di come farla, di che cosa vuol dire, se si può ancora fare, se noi oggi stiamo facendo la rivoluzione in una maniera diversa del passato. Tutto seguiva il fil rouge del cambiamento, della rivoluzione dal basso”, dice Costanza.
“È stato molto bello perché è stato un momento di costruzione dal basso e allo stesso tempo di scambio, di condivisione, di dialogo veramente umano. Un’esperienza che dal punto di vista pratico dovrà portare all’elaborazione di un documento a partire dalle idee che sono scaturite da tutti in questi giorni e dal punto di vista umano ha avuto un impatto, perché rimane un’esperienza dove abbiamo legato, conosciuto persone nuove, fatto rete, imparato cose l’uno dall’altro, e c’era davvero un sentimento di volontà di costruzione, di cambiare le cose”, racconta Costanza. Si è cercato di avviare una rigenerazione che punta sui giovani per ridisegnare il futuro: “Queste giornate non vogliono essere un punto di arrivo, ma una partenza per una transizione che le giovani generazioni possono ispirare, avviare e guidare”, ha concluso la presidente di Slow Food Italia Barbara Nappini.
di Roxane Escalettes e Costanza Gimbo