Un’alimentazione sana non fa bene solo al nostro corpo, mangiare bene può anche far bene al nostro pianeta. Diverse ricerche dimostrano come grazie ad una dieta equilibrata e con le giuste scelte alimentari si possano allo stesso tempo sia evitare patologie croniche e cardiovascolari sia ridurre l’impatto ambientale.
Ben pochi sanno che l’impatto maggiore sull’ambiente deriva da quello che mangiamo e che mettiamo ogni giorno nel piatto. Oltre ai mezzi di trasporto tradizionali, il riscaldamento degli edifici e l’utilizzo di energia elettrica se si considerano solo le emissioni di gas serra, infatti, è il cibo a dare il contributo maggiore al cambiamento climatico. Il 31% del totale, superando il riscaldamento (23,6%) e i trasporti (18,5%). Insomma, ci stiamo letteralmente divorando il pianeta in cui viviamo. A far impennare la percentuale del cibo è il consumo di carne, responsabile del 12% delle emissioni totali, mentre i prodotti lattiero-caseari contribuiscono per il 5%. Inoltre, dal 1990 a oggi, le emissioni di gas serra derivanti dall’agricoltura sono aumentate del 20% e raddoppiate dal 1960.
Le nostre scelte alimentari hanno, dunque, un ruolo fondamentale nella salvaguardia del nostro pianeta. Ecco, allora, che l’adozione della doppia piramide alimentare e ambientale – un modello che promuove la Dieta Mediterranea e ne dimostra i benefici per la salute dell’uomo e dell’ambiente – diventa uno dei primi passi da compiere in cammino per la salvaguardia del pianeta e della salute. Ma negli ultimi anni ci siamo distaccati un po’ troppo da queste abitudini alimentari sane e ricche di ogni elemento utile al corpo. E cosi a rischiare sono soprattutto i bambini. Oggi, infatti, quasi 2 adolescenti su 10 sono in sovrappeso con possibili ricadute su patologie cardiache e diabete. Ogni giorno in Italia vengono consumati circa 105 milioni di pasti, di cui il 24% fuori casa, con una prevalenza dei pranzi (53%) sulle cene (47%). E l’accelerare dello stile di vita si riflette sui pasti: i pranzi vengono consumati sempre in minor misura in modo slow in meno di dieci minuti per il 9% degli intervistati e il 14% addirittura li consuma in piedi. Il risultato è che il tempo dedicato all’alimentazione risulta compresso e subordinato agli altri impegni quotidiani. Con il risultato che si mangia male e si digerisce peggio. Se poi a questo si somma la quasi totale assenza di attività sportiva (solo il 29% della popolazione italiana fa sport), ecco che il fisico diventa facilmente preda di malattie.
Secondo tutti questi indicatori, l’Italia si pone al terzultimo posto in termini di “benessere attuale”, sopra a Spagna e Grecia, ma dietro a nazioni come Danimarca, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito, Svezia e Usa. Una situazione che peggiora se guardiamo “all’indice di sostenibilità del benessere delle generazioni future”, dove siamo al penultimo posto prima della Grecia. Un quadro che impone necessariamente delle riflessioni sul concetto di benessere, che non può essere ridotto soltanto alle sue caratteristiche economiche.