Passando per Via dello Statuto, a due passi da Santa Maria Maggiore, che siate di fretta o diretti verso altri luoghi, una tappa da Regoli è d’obbligo. Nonostante la piccola metratura del locale, è impossibile non notarlo: la sua vetrina è la più appetitosa della strada, facendo bella mostra – ogni mattina – di una fitta schiera di maritozzi alla panna, profiteroles e crostate alle fragoline di bosco.
Qui, a dettare il tempo dal 1916 sono tre regole d’oro: la tradizione, la famiglia e la freschezza. L’elemento tradizionale, oltre che nei prodotti proposti, si rintraccia nel luogo stesso divenuto riferimento per molti appassionati dell’Esquilino: d’altronde, questo è un quartiere che una volta rappresentava una miniera d’oro per le antiche botteghe romane.
Fino agli anni ‘80, ad esempio, intorno a piazza Vittorio si trovavano molte botteghe artigianali e negozi tradizionali, da biscotterie a coltellerie, indimenticati elementi della memoria collettiva storica di quartiere. Oggi, se passeggiate nel quindicesimo rione di Roma ne potete trovare ancora alcuni che preservano le tradizioni e le maestranze locali: il forno Roscioli in via Buonarroti, la torrefazione Ciamei in via Emanuele Filiberto, oppure la coloreria Bordi di via dello Statuto.
Purtroppo, sono pochi esempi rispetto al secolo scorso, considerate un simbolo di resistenza in una capitale in cui poco a poco stanno scomparendo. Grazie anche alla vicinanza con la stazione Termini, l’Esquilino è una zona percorsa sin dagli anni ‘80 da un andirivieni internazionale. Questo fenomeno in qualche modo ha accelerato la scomparsa dei negozi tradizionali, lasciando posto alle attività commerciali gestite da nuove famiglie straniere e che oggi animano in grande maggioranza quella che viene chiamata la “chinatown” di Roma: “Siamo rimasti in pochi, c’erano molti negozi così prima” ci dice Carlo, il proprietario della pasticceria Regoli.
Un fenomeno non isolato. La scomparsa delle tradizioni romane, infatti, non si limita a questa zona di Roma: secondo l’Istat, rispetto a 30 anni fa non esisteva una città con più negozi artigianali per metro quadrato di Roma. Nel 1991 si contavano più di 5000 negozi nel centro mentre dieci anni dopo ne sono stati registrati meno di 2000. Oggi ne rimangono circa mille che resistono all’assenza di turismo, all’aumento dei prezzi immobiliari nel centro e, più recentemente, alle conseguenze innescate dal covid-19. Andrea Rotondo, presidente della Confartigianato locale, in un’Ansa spiega che il Covid “ha fatto chiudere i battenti al 20%delle imprese artigiane in città”.
Un dato preoccupante, aggravato dal peso della burocrazia e dall’incapacità da parte dell’amministrazione di creare un distretto dell’artigianato in centro. E i bottegai, come Carlo, si ingegnano come possono: “Nel 2014 si era liberato il locale accanto alla pasticceria – racconta Carlo – Sapevamo che i potenziali acquirenti volevano usarlo per avviare un’attività di ristorazione etnica. Con un certo timore, quindi, decidemmo di comprarlo per evitare gli odori forti e speziati che avrebbero compromesso la nostra produzione”.
Una decisione presa con coraggio e di comune accordo con tutta la famiglia, seconda colonna della pasticceria e che ha rappresentato la base del commercio durante i decenni. Regoli è nato all’inizio del ‘900 su iniziativa dei nonni del gestore attuale, arrivati da Orentano, un paesino della Toscana. Scelsero il civico 60 di Via dello Statuto per aprire il locale, destinato inizialmente alla vendita del carbone; negli anni a seguire, iniziarono a vendere i dolci e poi la pizza utilizzando un forno a legna che si trova ancora in fondo al negozio. Da allora, la pasticceria è gestita dalla famiglia Regoli: Carlo ha cominciato a lavorarci nel 1978, quando fu chiamato dalla zia per riprendere l’attività che stava per chiudere. “Per fortuna la pasticceria continuerà ancora” , ci dice Carlo con orgoglio, riferendosi ai figli che lavorano già nel negozio e ai quali affida il compito di mantenere la stessa tradizione che da sempre anima il posto e le ricette per cui sono noti in tutta Roma.
Vetrofanie, articoli di giornale appesi, e qualche premio fanno subito intuire che oltre alla famiglia e alla tradizione, la vera forza dei dolci di Regoli è nella freschezza! “E’ il nostro segreto” continua Carlo, “ho sempre cercato di evitare prodotti trasformati come le forniture. Dal gelato alle creme, produciamo tutto noi; la crema viene fatta con rosso d’uova, latte, zucchero. Non ci sono preparati, e quando l’assaggi è come se fosse stata fatta in casa”. Dopo un breve, ma intenso, assaggio, possiamo confermare la freschezza di bignè ripieni di nocciola, millefoglie, crostatine al lampone è davvero incomparabile. “Noi usiamo solo prodotti italiani tradizionali: prendo il pistacchio di Bronte dalla Sicilia e ci faccio il gelato, le paste, le torte. Le nocciole le faccio arrivare dal Piemonte, le maciniamo e le utilizziamo per i nostri prodotti, mentre per la ricotta di pecora, le farine e il burro mi affido a fornitori di fiducia del Lazio”.
Margot Amadei
Arianna Passeri