Oggi ricorre la Giornata nazionale del fiocchetto lilla contro i disturbi del comportamento alimentare, indetta per la prima volta nel 2012 da un padre di famiglia che perse sua figlia a causa della bulimia, proprio il 15 marzo.
I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono patologie complesse, con cause multifattoriali e in forte aumento in tutta la popolazione, specialmente nei giovani, tanto che sono sempre più frequenti diagnosi in età preadolescenziale e nell’infanzia. Si tratta di malattie importanti, molto difficili da trattare la cui identificazione precoce è quanto mai necessaria, nel contesto di emergenza in cui ci troviamo.
Sovrappeso, obesità, disturbo da binge-eating, anoressia, bulimia, purtroppo, sono termini entrati a far parte del nostro substrato culturale, essi sono la conseguenza di stili di vita errati, di modelli culturali sbagliati, cui spesso si aggiunge un’eziologia psichica.
Tutti gli esseri viventi hanno bisogno di nutrirsi per vivere. Una popolazione che ha accesso a cibo “buono e sano” è una popolazione in salute.
È evidente però che, nel tempo, il cibo da semplice fonte di energia sia diventato un mezzo per comunicare al mondo un malessere interiore diversamente taciuto.
Un po’ ovunque, ma soprattutto nei paesi con economie sviluppate, accanto all’alimentazione tipica della cultura del posto, si sono diffusi stili alimentari diversi alla cui base, in alcuni casi, più che la ricerca della salubrità dell’alimento vi è invece la preoccupazione di dover ridurre le calorie e i chili di troppo. L’abbuffata, la fame insaziabile sono gli aspetti estremi di una richiesta d’aiuto e in quanto tali vanno trattati con giuste cure e nei contesti a essi dedicati.
Tuttavia c’è qualcosa che ognuno di noi nel suo piccolo può e deve fare per contribuire a mantenere la salute individuale. Nel mondo ricco, che unisce il danno di un cibo altamente industrializzato a quello di uno stile di vita sempre più sedentario, le produzioni alimentari sostenibili, unite a un’adeguata educazione del cittadino consumatore, contribuiscono a creare e mantenere salute.
E’ necessario affrontare, a partire dalle generazioni più piccole, il tema del cibo come bisogno fondamentale attraverso la fisiologia della nutrizione e un’alimentazione equilibrata, evitare il junk food, le bevande zuccherate e soprattutto mettere alla base della nostra piramide alimentare la convivialità del pasto.
Riscoprire, insieme ai nostri figli, che il cibo è anche legato a piccoli gesti quotidiani e a semplici regole condivise è un modo per rendere il momento del pasto un’occasione piacevole d’incontro e non un modo per occupare il tempo o per riempiere un vuoto interiore.
Caterina Bilotta