Secondo alcune stime solo la plastica che galleggia negli oceani si aggira tra i 5 e i 13 milioni di tonnellate. Una quantità enorme che causa non solo un grave inquinamento, ma entra nel ciclo alimentare di pesci e animali acquatici di cui potremmo cibarci.
Frutto dell’idea di due surfisti australiani (Andrew Turton e Pete Ceglinski), arriva Seabin; il bidone low cost per raccogliere i rifiuti galleggianti in mare.
Installabile in porti e moli, ma anche su piccole barche e yacht, il piccolo cestino, con un separatore che “cattura” i rifiuti e rilascia l’acqua pulita, è capace di funzionare in continuazione ed è dotato di una borsa in fibre naturali che, una volta piena, potrà essere smaltite secondo le norme locali, piuttosto che rilasciate in mare.
Un’altro progetto affine che ha già fatto parlare molto di sé il progetto è Ocean Cleanup, ideato dal giovanissimo olandese Boyan Slat (1994). Si tratta di due bracci galleggianti che posti in favore di corrente, riescono ad imbrigliare i rifiuti di plastica e microplastica galleggianti. L’obiettivo, raccogliere nei prossimi anni almeno la metà dell’ormai famosa Great Pacific Garbage, l’isola dei rifiuti galleggianti più grande al mondo situata nel cuore dell’Oceano Pacifico.
Anche il nostro Paese è in prima linea nella pulizia dei mari. In particolare con la barca Pelikan, un battello realizzato in alluminio riciclato e dotato di motore elettrico, capace di raccogliere la plastica galleggiante e i residui oleosi. Ideato da Garbage Service, Cial (per l’alluminio), Novamont che ha fornito il Matrol-Bi (olio idraulico e grassi per ingranaggi interamente biodegradabili) e Rostef azienda che si è occupata dei pannelli fotovoltaici, il battello pensato per impattare il meno possibile sull’ambiente marino, è salpato da Ancona per ripulire mano a mano il Mediterraneo.