In corsa verso la seconda edizione di MULTI, viaggio alla scoperta delle cotture e culture che ci uniscono, torniamo a parlare delle Comunità coinvolte nella manifestazione. Un cammino fatto di iniziative ed eventi che ci accompagna “Verso MULTI 2”.
È il turno della comunità iraniana rappresentata da Shiva Boroumand che abbiamo conosciuto, insieme a Parisa Nazari, durante un’intervista sul palco di MULTI ad opera della Rete degli studenti medi del Lazio.
“Io sono stata a MULTI in qualità di attivista per parlare del movimento che sta accadendo in Iran “ Donna, vita, libertà”– spiega Shiva Boroumand- In realtà, mi chiamano attivista, ma non mi ci rivedo pienamente in questa definizione. Se lotto per quello in cui credo è grazie a mia mamma che è stata sempre una donna combattente, anche laddove era difficile esserlo e ci ha parlato tanto da bambini perché quella non è un’età in cui si capiscono profondamente i perché di alcune scelte. Poi con il tempo capisci, e quando è accaduta la rivoluzione del movimento “donna, vita, libertà”, lì mi sono impegnata di più. Secondo me tutti possiamo essere attivisti nella vita di tutti i giorni, non servono etichette o appellativi, non serve una categoria per fare la propria parte”.
Parlando della manifestazione, Shiva descrive Multi come un “ambiente molto interculturale” dove ha assaggiato vari piatti tipici da tutto il mondo e ha trovato un posto in cui chiunque si sentiva a suo agio nell’esprimere se stesso e la propria cultura. Inoltre, ci spiega come questa diversità culturale, che si interconnetteva nei vari piatti, l’abbia ritrovata poi sul palco: “dopo il nostro intervento si esibiva un gruppo non iraniano che aveva, però, un musicista che era iraniano. Sono riuscita ad accorgermi dei suoi natali dallo strumento che stava suonando: quello strumento non esiste altrove se non in Iran. Poi ancora più sorpresa, ho sentito il cantante del gruppo, che non era iraniano, cantare un pezzo persiano. Questa collaborazione fra diverse culture anche sul palco oltre a sorprendermi mi ha incuriosito e ha reso la performance ancora più interessante”.
Secondo Shiva, un altro aspetto degno di riflessione è la quantità di persone vestite con i propri abiti tradizionali. Una moltitudine di colori ed espressioni di culture diverse colorava la piazza. Questo è un aspetto molto importante per la Boroumand che da sempre sceglie di sfoggiare vestiti tipici anche a lavoro siccome per lei hanno un peso specifico, come la libertà di dire ed esternare il proprio pensiero e la propria cultura. “Una cosa che mi ha fatto piacere è vedere tante persone che partecipavano come cittadini comuni ma vestiti con gli abiti tradizionali. Per esempio, in realtà io non avevo mai visto una persona originaria del Sud America vestita con i propri costumi, e quel coraggio che gli avete dato di poter indossare quegli abiti conta tantissimo, perché vuol dire che si sentivano in un ambiente diverso e sicuro, si sentivano di poter esprimere la propria cultura senza essere giudicati”.
Shiva ricorda con piacere anche lo spazio che ha avuto sul palco di MULTI e lo scambio di idee con le studentesse durante l’intervista condotta da Tullia Nargiso e Valeria Cigliana della Rete degli studenti medi del Lazio. Complice il punto di vista comune, è stata una bella intervista dove è venuta alla luce la condizione iraniana e il racconto che Shiva voleva restituire. Inoltre, si confessa piacevolmente sorpresa del coinvolgimento del pubblico, infatti nonostante i numerosi eventi ha trovato una platea copiosa, attenta, incuriosita. Si è sentita quasi a un corteo, a una manifestazione per la potenza del messaggio che poteva dare, siccome anche persone di passaggio potevano sedersi ed ascoltare.
MULTI, così, agli occhi di chi lo ha vissuto è divenuto un luogo in cui non contava da dove venissi, contava solo esprimere se stessi semplicemente per quello che si è, condividendo cibo, arte e cultura.
Intanto, “Verso Multi 2”, martedì 26 marzo Shiva Boroumand contribuirà, insieme a Slow Food Roma, alla celebrazione dello Nowruz, il Capodanno Persiano, durante un evento organizzato alla Facoltà di Studi Orientali de La Sapienza : “Questa volta portiamo proprio la nostra cultura perché credo che empatia e pace possano nascere laddove si conoscano culture diverse e non c’è modo migliore che farlo attraverso il cibo”.
di Stefanina Sgambati